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Le 5 parole coreane più belle.

Qualcuno ha detto che così come gli occhi sono lo specchio dell’anima dei singoli, la lingua parlata è le finestra dell’anima di una cultura. 


Quando ci si guarda negli occhi non servono parole per capirsi allo stesso modo in cui capita che non esistano parole per spiegarsi. Ci sono termini, idee e sensazioni che sono uniche del linguaggio di un popolo e il loro significato non ha traduzione, ma solo un concetto da comprendere. 



Nella nostra lista delle cinque parole coreane più belle viaggeremo nell’anima della cultura sud-coreana alla ricerca di quei termini intraducibili in italiano, ma che meritano di essere raccontati. 





- ‘HAN’.

‘Han’ è il sentimento del dolore e del rimpianto, la tristezza provocata dall’ingiustizia. In Corea è un sentimento molto forte radicato nella storia della penisola vittima di attacchi e guerre. 

Il ‘Los Angeles Times’ definisce ‘Han’ come un sentimento amorfo, privo di forma, come lo sono l’odio e l’amore, estremamente personale, ma allo stesso tempo condiviso. É come la torcia olimpica, trasmesso dall’uno all’altro, simbolo del dolore e della fatica, ma anche della resilienza. 


- ‘HYO’.

Hyo’ è il concetto culturale di devozione. É il senso di dovere e di responsabilità che grava sulle spalle dei figli. La sensazione del dover ripagare i genitori per i sacrifici compiuti e compiere altrettanti sacrifici per restituire tutto quello che è stato loro dato. Una devozione emotiva, sentimentale e tangibile nel percorso di vita intrapreso da ogni figlio mentre cresce. 



눈치 - ‘NOON-CHI’.

‘Noon-chi’ appartiene al concetto di empatia, la capacità di entrare in contatto con sentimenti, emozioni e pensieri altrui, la capacità di sentire quello che sento gli altri e poter confrontarsi con quelle emozioni facendole proprie. É la capacità di essere meno focalizzati su se stessi e più sugli altri rispondendo correttamente alle situazioni. 

‘Noon-chi’ può essere leggere a fondo nelle parole così come vedere oltre le azioni. É capire quello che non viene detto. 



- ‘JEONG’.

Armonia ed unità, ‘Jeong’ è una parola che può essere tradotta in questi due modi, ma ne trascende il significato. É una forma astratta ed intangibile di legame sociale: profondo, emotivo e psicologico, è il legame che unisce tra di di loro tutte le anime del popolo coreano. 


‘Jeong’ è un “noi” che va oltre alla realtà fisica. É il concetto del legame che unisce ciascun singolo nelle battaglie e rivoluzioni, fisiche o emotive, che riguardano l’intero popolo. 



답답해 - ‘DAB-DAB-HAE’.

Traducibile come ‘soffocante’, dab-dab-hae è la sensazione metaforica del concetto fisico di soffocamento dovuto al nervosismo e all’agitazione. 

É l’incapacità di respirare che preme sul petto, priva di aria i polmoni, toglie le parole direttamente ai pensieri stessi ed irrigidisce i muscoli. É l’ansia che sospende l’esistenza in attimi di panico. 

Non è essere rinchiusi in pareti solide, ma mentali, come la paura di un esame, il non saper come superare le situazioni, il terrore del futuro. 



 



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